L’asma è una malattia cronica delle vie aeree associata ad iperreattività bronchiale che può contribuire alla comparsa di ripetuti episodi di tosse, dispnea, broncospasmo e sensazione di costrizione toracica; tali episodi sono generalmente caratterizzati da reversibilità del quadro di ostruzione delle vie aeree.
Un attacco asmatico grave si considera un episodio di rapida comparsa di difficoltà respiratoria (dispnea), respiro sibilante, accessi di tosse e sensazione di “fame d’aria”. Questi episodi di esacerbazione della malattia possono essere talvolta potenzialmente letali.
Tutti i soggetti asmatici dovrebbero essere forniti di un piano d’azione scritto appropriato al grado di gravità della malattia e al livello di controllo dei sintomi onde poter riconoscere e rispondere adeguatamente ad un peggioramento dell’asma. I pazienti possono così essere consapevoli di un ingravescente senso di costrizione toracica, respiro sibilante e dispnea: sintomi che non regrediscono, o regrediscono scarsamente dopo trattamento con il dispositivo inalatore al bisogno (combinazione steroide inalatorio e formoterolo).
Ai pazienti che soffrono di asma grave si dovrebbe consigliare un monitoraggio dei parametri funzionali onde ricorrere alle cure sanitarie nel minor tempo possibile in caso di severo aggravamento dei sintomi.
Durante un attacco d’asma il paziente dovrebbe essere visitato immediatamente da un medico e posto in osservazione in ambiente monitorato per valutare la risposta al trattamento d’urgenza quando la malattia continua a peggiorare nonostante un trattamento farmacologico già in corso o quando peggiora improvvisamente.
Nella valutazione globale per la stadiazione di gravità dell’attacco acuto d’asma sarà importante considerare lo stato di pervietà delle vie aeree, l’attività respiratoria e cardiocircolatoria. Il soggetto mostrerà affaticamento e grave sofferenza visibili dai movimenti toracici rapidi, superficiali e inefficaci. Col peggioramento dell’attacco può manifestarsi la cianosi. Lo stato confusionale e la letargia possono indicare l’insorgere di uno scompenso respiratorio ingravescente con rialzo della anidride carbonica nel sangue arterioso. I segni e sintomi di maggiore gravità riconducibili alla sonnolenza, alla confusione e al silenzio toracico, se presenti, richiedono il consulto medico di emergenza per intraprendere tempestivamente terapia inalatoria broncodilatatrice beta2-adrenergica a breve durata d’azione, eventuale supporto di ossigeno e preparazione del paziente alla manovra invasiva di intubazione.
Esclusi la sonnolenza, la confusione e il silenzio toracico, il paziente richiede una continua rivalutazione medica nel tempo in base alla quale si potrà definire il quadro di attacco acuto come lieve (con ricorso a ossigenoterapia se necessaria, steroidi orali, aerosol medicati con anticolinergici e beta2-agonisti a breve durata d’azione per 2-3 ore) o moderato (principalmente caratterizzato da un aumento della frequenza respiratoria e cardiaca) per il quale si richiedono terapia broncodilatatrice inalatoria ed eventuale terapia steroidea sistemica. Durante i quadri di attacco d’asma più severi il soggetto presenta generalmente difficoltà di parola, preferisce rimanere seduto ben dritto o sporto in avanti, usa i muscoli respiratori accessori, è ansioso e sembra combattere per respirare. La frequenza respiratoria e quella cardiaca risultano aumentate, con saturazione ossiemoglobinica periferica anche inferiore al 90%. In questo contesto sono richiesti, oltre alla terapia broncodilatatrice, eventuale supporto di ossigeno, terapia steroidea sistemica, integrazione in vena di solfato di magnesio e alte dosi di steroide per os.
È importante individuare i soggetti con maggiore rischio di attacco d’asma fatale per poterli monitorare più frequentemente. Essi presentano una storia di attacchi d’asma con ricovero ospedaliero o accesso in pronto soccorso nell’anno precedente, scarsa aderenza o scarso utilizzo di steroidi inalatori, impiego o recente uso di steroidi sistemici, sovradosaggio di beta2-agonisti a breve durata d’azione, problematiche psichiche, allergia alimentare in quadro d’asma, comorbilità in età avanzata, scarsa aderenza alla terapia.