Cosa significa iperreattività bronchiale?

Cos'è l'iperreattività bronchiale

L’iperreattività bronchiale è definibile quindi come la risposta delle vie aeree in senso bronco-ostruttivo ad una molteplicità di stimoli broncocostrittori aspecifici (siano essi fisici, chimici o farmacologici) o specifici (allergeni, farmaci), nettamente più spiccata rispetto ai soggetti che non ne sono affetti. Tale comportamento delle vie aeree è una specifica anormalità dell’asma ed è rappresentata da una esagerata risposta broncocostrittrice a diversi stimoli scatenanti che non avrebbero alcun effetto nei soggetti sani.

L’iperreattività bronchiale è indotta direttamente mediante l’uso di broncocostrittori, quali l’istamina o la metacolina, che stimolano una contrazione della muscolatura liscia, ma è osservata anche tipicamente attraverso molti stimoli indiretti che rilasciano broncocostrittori dai mastociti (tra cui la nebbia, l’iperventilazione, gli allergeni, l’esercizio fisico) o che attivano riflessi neurosensoriali colinergici (come ad esempio il biossido di azoto o le polveri irritanti).

Il “test di broncostimolazione aspecifica” è un metodo diagnostico che consente di evidenziare l’iperreattività bronchiale, una delle caratteristiche principali della patologia asmatica, misurandone contemporaneamente la severità. Si può considerare che la maggior parte dei soggetti asmatici sia caratterizzata da tale fenomeno di broncocostrizione in presenza di stimoli aspecifici indipendentemente dal tipo di asma bronchiale a cui sono affetti.

Lo stimolo a cui il soggetto viene sottoposto non è specifico (come riporta la denominazione dell’esame stesso) stando ciò ad indicare che il paziente non è sensibilizzato (o potrebbe esserlo) nei confronti di tale agente.

Le sostanze utilizzate per questo scopo causano broncocostrizione a basse dosi nei soggetti asmatici, proprio per l’aumentata reattività bronchiale, ma ad alte dosi sono in grado di stimolare lo stesso tipo di reazione anche nei soggetti sani. Gli stimoli utilizzati possono essere di natura fisica o chimica. Nel primo tipo ricordiamo lo sforzo fisico (test da sforzo), il freddo e la nebbia (test con nebbia ultrasonica). Lo svantaggio di tali test è tuttavia l’impossibilità di calcolare con precisione la dose di stimolo somministrata e quindi la valutazione del grado di iperreattività bronchiale risulta essere approssimativa.

Tra gli stimoli chimici consideriamo sostanze ad azione colinergica (broncocostrittrice) quali istamina e metacolina. Queste ultime possono essere dosate in maniera precisa permettendo di descrivere una accurata curva dose-risposta cumulativa partendo da dosi basse a dosaggi più elevati. Tali sostanze possiedono inoltre una breve emivita e quindi riducono al minimo le sequele sul paziente al termine del test. Per questa serie di motivi le sostanze chimiche sono più utilizzate.

Nel caso di una spirometria normale, con o senza negatività del test di broncodilatazione, è utile quindi l’esecuzione del test di provocazione bronchiale con metacolina che, per scarsità di effetti collaterali e buona riproducibilità, risulta il metodo più impiegato per lo studio della reattività bronchiale.

Nella pratica clinica l’esame viene svolto facendo inalare al soggetto concentrazioni (o dosi) crescenti di un agente broncocostrittore aspecifico (generalmente metacolina) attraverso un nebulizzatore; l’inalazione viene proseguita fino alla massima concentrazione erogabile o fino ad un calo di almeno il 20% del FEV1 (volume espiratorio forzato al primo secondo) rispetto al valore basale. I risultati vengono espressi come concentrazione (o dose) provocativa (PC20 FEV1 o PD20 FEV1) in mg/ml (o microgrammi) di metacolina.

Il test della metacolina è molto sensibile in quanto se negativo permette di escludere la diagnosi di asma in soggetti con spirometria normale e sintomi simili all’asma), ma poco specifico, infatti un’iperreattività bronchiale può essere presente anche in pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), fibrosi cistica, bronchiectasie, rinite allergica, infezioni delle alte e basse vie respiratorie.   

Quindi il test risulta importante nel capire se eventuali sintomi respiratori come ad esempio la tosse possano ricondursi ad una origine asmatica, soprattutto nei soggetti con forma di asma lieve che presentano valori di funzionalità respiratoria normali. In questi casi infatti è probabile che la somministrazione di un broncodilatatore a breve durata d’azione non determini variazioni significative dei parametri funzionali (ovvero risulti negativa la prova di reversibilità bronchiale).

Dott.ssa Annalisa Frizzelli
Specialista in Malattie dell’Apparato Respiratorio in servizio come libero professionista U.O. Clinica Pneumologica Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma

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