Donne e BPCO: ci sono delle differenze rispetto a quanto accade negli uomini ?

La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) non è più una malattia respiratoria che colpisce prevalentemente gli uomini, e meno ancora gli anziani, infatti la sua incidenza nel sesso femminile è in aumento così come il numero di ospedalizzazioni e decessi per BPCO o patologie ad essa correlate.

L’incremento della abitudine tabagica nelle donne spiega in parte l’aumento della prevalenza di questa patologia. Caterina de Medici fu la prima donna nella storia francese a fare uso di tabacco, il cui consumo da parte delle donne rimase però per molti secoli marginale. Solo nel XX secolo le sigarette si sono diffuse tra le donne, con un aumento di utilizzo che è aumentata di pari passo con il cambiamento dello status delle donne: infatti fumando, si indicava la loro appartenenza a un gruppo sociale privilegiato e il loro desiderio di emancipazione.

Gli studi fino ad ora condotti suggeriscono che le donne potrebbero essere a maggior richio di peggioramento della funzione polmonare a parità di esposizione a fumo di tabacco.
Non dimentichiamo che non tutte le BPCO derivano dall’esposizione al fumo di sigaretta e che la BPCO tra i non fumatori è un’area di studio in evoluzione rappresentando il 30-45% dei pazienti totali. Inoltre la prevalenza della BPCO non correlata al fumo è più alta tra le donne rispetto agli uomini. L’esposizione alle biomasse è il principale fattore di rischio per la BPCO dopo il fumo in tutto il mondo, e si verifica principalmente nelle donne addette a lavori in luoghi scarsamente ventilati nei paesi in via di sviluppo.

Si stima che le donne subiscano un ritardo nella diagnosi di BPCO, spiegabile in parte con il rinvio volontario dell’accesso dal medico specialista o in alcuni pazienti con la prevalenza di sintomi di affaticamento o depressione che spesso indirizzano verso un diverso tipo di diagnostica e terapia.

Uomini e donne sembrano differire anche per intensità di sintomi e per l’impatto che questi hanno sulla qualità di vita: la mancanza di fiato sembra essere maggiormente percepita dalle donne mentre tosse e produzione di espettorato è maggiore per gli uomini.

È plausibile che le donne siano più vulnerabili agli effetti della nicotina e dei fattori ambientali rispetto agli uomini per le loro caratteristiche biologiche. Sono al momento necessari ulteriori studi in particolare per chiarire il ruolo svolto dagli ormoni in questa predisposizione.

Come abbiamo detto inoltre nei paesi in via di sviluppo, la BPCO colpisce le donne in modo diverso rispetto agli uomini anche a causa dell’esposizione ambientale ai combustibili da biomassa.
Come per gli uomini, il rischio di morte associato al fumo attivo tra le donne aumenta con il numero di sigarette fumate e l’età in cui diventano fumatrici attive.

Per quanto riguarda i rimedi terapeutici ricordiamo che per entrambi i sessi la cessazione dell’abitudine al fumo di sigaretta rimane l’intervento più efficace, i dati di studi clinici hanno riscontrato che le donne che hanno smesso di fumare hanno ottenuto un miglioramento della funzione polmonare ( miglioramento della spirometria e dei sintomi) in proporzione maggiore del miglioramento ottenuti negli uomini.

Senza distinizone di genere rimane l’invito a consultare il Medico di Medicina Generale e lo specialista Pneumologo qualora compaiano sintomi sospetti per patologie polmonari per un migliore inquadramento diagnostico e per l’inizio di una terapia specifica.

Dr. Marco Perruzza

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