Il rapporto tra medico e paziente: non solo prassi diagnostica

Rapporto medico paziente asma

Quali sono le dinamiche che rafforzano il rapporto tra medico e paziente? In che modo il personale sanitario può effettivamente conquistare appieno la fiducia del proprio assistito, guidandolo verso il miglior processo terapeutico studiato ad hoc? Di certo con l’umanità dimostrata, nonché una comunicazione onesta ed empatica, a partire da un’accurata comprensione della realtà psicologica dell’assistito.

Lo sviluppo scientifico-tecnologico degli ultimi decenni, infatti, ha profondamente influito sul comportamento dei medici, i quali sono più propensi a focalizzarsi sulla diagnosi della patologia piuttosto che sullo stato del paziente. Le relazioni interpersonali tra medico e paziente, quindi, oltre a quelle cliniche, sembrano aver subito un arresto, almeno per quanto riguarda il “prendersi cura del malato”.

Dati i livelli degli avanzamenti della medicina odierna, il più delle volte il paziente finisce per soffrire la mancanza di comprensione e di vicinanza da parte del medico. Questo va a complicare inevitabilmente il corso del processo assistenziale, rendendolo più aspro e instabile. Come si legge nel Codice di Deontologia Medica (articolo 33 CDM), “il medico garantisce alla persona assistita o al suo rappresentante legale un’informazione comprensibile ed esaustiva sulla prevenzione, sul percorso diagnostico, sulla diagnosi, sulla prognosi, sulla terapia e sulle eventuali alternative diagnostico-terapeutiche, sui prevedibili rischi e complicanze, nonché sui comportamenti che il paziente dovrà osservare nel processo di cura“.

Il medico, allo stesso tempo, deve però tener conto anche della sensibilità e della reattività emotiva del proprio paziente, specialmente nei casi di più grave prognosi. Ogni paziente, oltre al vissuto e allo specifico caso clinico che ha alle spalle, ha anche le proprie singolari peculiarità. Alla luce di ciò, in vista della massima aderenza al piano terapeutico da parte dell’assistito, il medico dovrebbe impegnarsi a sciogliere i nodi e qualsivoglia complicazione che possa ostacolare il loro rapporto e, di conseguenza, il successo della terapia.

È perfettamente normale che insorgano disagi emotivi e reticenze a fronte di un percorso diagnostico o di un trattamento terapeutico, ed è bene che il sanitario persuada il paziente a far emergere ogni dubbio, affinché possa fidarsi dell’operato del proprio medico e delle cure proposte, specie nel caso di patologie croniche come Asma e BPCO. Al riguardo, è stato dimostrato che i pazienti sono più propensi ad assumere farmaci nella misura in cui i medici sottolineano la loro comprovata efficienza, dimostrando non solo affabilità, ma anche un atteggiamento sicuro e inequivocabile nei termini di positività degli effetti farmacologici. Allo stesso modo, studi scientifici dimostrano che un’attitudine serena e solare a livello interpersonale aumenta notevolmente la possibilità di guarigione dell’assistito, oltre, certamente, a favorire il passaparola circa l’efficienza dei trattamenti offerti dal medico. L’input comunicazionale, oltre a quello affettivo, è quindi di vitale importanza.

Le capacità relazionali tra medico e paziente, pertanto, costituiscono una premessa necessaria alla prassi medica, in quanto il trattamento terapeutico coinvolge necessariamente la soggettività di entrambe le parti, sia del paziente, in quanto malato e compromesso nel suo stato di salute, sia del sanitario nella sua veste di “tecnico specialista”. In questo senso la psicoterapia e una profonda consultazione, nonché il linguaggio solidale come colonna portante dello scambio di informazioni sull’esperienza di malattia e sulla sintomatologia, costituiscono aspetti di primaria importanza in termini di “potere” terapeutico.

Per concludere, il successo di un trattamento cooperativo si rivela tanto solido, pragmatico e desiderabile quanto le mere prescrizioni mediche. Sarebbe quindi il caso di ricontestualizzare il quadro della “farmacodinamica” in quanto la terapia rivela la sua efficienza in base a ciò che mostra e rappresenta, ovvero “l’identificazione” per il paziente di ciò che lo conduce verso il cammino della riappropriazione della salute. Come ha affermato il grande psichiatra Eugenio Borgna, “l’importanza delle parole e dell’ascolto, della partecipazione emozionale nella cura è cruciale. È necessario mettere da parte l’indifferenza e accogliere la gentilezza d’animo, indispensabili alla cura”.

Dr. Marco Perruzza
Specialista in Malattie dell’Apparato Respiratorio UOC Pneumologia P.O. Misericordia, Grosseto

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