Abbiamo già definito l’asma come una malattia infiammatoria cronica delle vie aeree, su base immunologica che va a colpire l’apparato respiratorio, interessando in particolare i bronchi. si manifesta attraverso un restringimento, perlopiù reversibile, delle vie aeree, detto broncospasmo, associato a ipersecrezione bronchiale ovvero un eccesso di produzione di muco.
Asma nei più piccoli, quando preoccuparsi
Una caratteristica della manifestazione dell’asma bronchiale nel bambino fino a 5 anni di età è il respiro sibilante. Nei bambini in età prescolare è infatti estremamente frequente riscontrarlo: coinvolge fino al 40-50% dei bambini sotto i sei anni. Il sibilo compare in differenti modalità, ma un respiro sibilante che si presenta frequentemente durante il sonno o stimolato da alcuni trigger quali l’attività motoria, la risata, o il pianto, è coerente con diagnosi di asma. Molti bambini presentano sibilo durante le infezioni dell’apparato respiratorio e la decisione se trattarli con un farmaco di controllo non è una scelta facile. Bisogna considerare la frequenza e la severità di insorgenza degli episodi di sintomi respiratori (ad esempio se soltanto in occasione di infezioni virali o anche in presenza di altri stimoli). Ogni trattamento farmacologico dovrebbe essere intrapreso con controllo a 2-3 mesi per valutarne la risposta. Il monitoraggio nel tempo è importante perché la tipologia dei sintomi tende a cambiare frequentemente nei bambini.
Come si fa una corretta diagnosi di asma nei bambini?
La diagnosi di asma nei bambini più piccoli si basa principalmente sulla ricorrenza dei sintomi e sull’attenta valutazione clinica e anamnestica: una storia familiare positiva di allergie e la presenza di atopia costituiscono fattori predittivi, laddove infatti una precoce sensibilizzazione allergica aumenta la probabilità che il respiro sibilante nel bambino svilupperà asma persistente.
Episodi di respiro sibilante o di tosse sono frequenti anche in bambini non asmatici, specie nei primi due anni di vita, in cui non è possibile valutare facilmente la limitazione del flusso aereo o la risposta alla broncodilatazione. In questo caso quindi si cerca di formulare una diagnosi presuntiva di asma basata sulla probabilità di malattia: sintomi che persistono per meno di 10 giorni e soltanto durante le 2-3 infezioni annuali delle alte vie respiratorie definiscono una bassa probabilità di malattia. Se i sintomi respiratori perdurano oltre 10 giorni durante almeno tre episodi di infezione all’anno, o se i sintomi stessi sono di grado severo e soprattutto nel sonno, tali manifestazioni costituiscono un contesto di maggiore probabilità di diagnosticare l’asma. Infine, bambini che con la stessa sintomatologia presentano sensibilizzazione allergica, dermatite atopica, allergia alimentare o familiarità per asma, hanno ancor più probabilità di essere asmatici.
E la tosse?
Oltre al sibilo, anche la tosse rappresenta un sintomo caratteristico dell’asma nel bambino. La tosse si presenta generalmente secca, più spesso notturna, o durante l’esercizio, la risata o il pianto, in assenza di apparente infezione respiratoria. L’attività fisica è un importante stimolo per l’asma nel bambino. Bambini asmatici con scarso controllo della patologa spesso evitano il gioco strenuo proprio per ridurne i sintomi. I genitori dovrebbero infatti prestare attenzione alla comparsa di irritabilità, pigrizia o cambiamenti di umore nei propri figli come segno di scarso controllo dell’asma.
L’asma è una delle malattie croniche più comuni dell’infanzia e la principale causa di conseguenze da patologia cronica come misurato dall’assenteismo scolastico, accessi ospedalieri al pronto soccorso e ospedalizzazioni.
L’asma ha poi spesso una componente ereditaria: avere nel nucleo familiare più ristretto un individuo con allergia aumenta il rischio per il bambino di sviluppare la malattia. Si tratterà dunque di studiare anche la storia familiare del paziente per formulare una corretta diagnosi.
L’allergia è presente nella maggior parte dei bambini con asma che hanno più di 3 anni e la sensibilizzazione ad un allergene (e in particolare le sensibilizzazioni multiple e nelle prime fasi di vita) è uno dei principali fattori di rischio di sviluppo dell’asma.
Asma e bronchite: i sintomi
La diagnosi definitiva di asma, come già accennato, in questa età è una vera sfida per il medico ed è di estrema importanza considerare e poi escludere cause alternative di sintomi respiratori, quali sibilo, tosse e fiato corto, caratteristici di asma, prima di formulare una diagnosi certa.
Tra le diagnosi alternative la bronchite acuta (principalmente sostenuta da infezioni virali del tratto respiratorio) si presenta soprattutto con tosse e congestione del naso di durata mediamente di 10 giorni e in assenza di sintomi negli intervalli liberi da malattia. Pertanto è proprio la durata transitoria dei sintomi respiratori un parametro compatibile con bronchite acuta piuttosto che con asma.
Bambini con asma: come intervenire
Come per le altre fasce di età gli obiettivi della gestione dell’asma nei bambini sono: raggiungere un buon controllo dei sintomi, mantenere livelli di normale attività e contenere i rischi futuri di peggioramento della malattia, preservare la funzione e lo sviluppo polmonare quanto più normali e ridurre gli eventi avversi delle terapie assunte.
Fondamentale sarà instaurare un legame di collaborazione tra il genitore/caregiver e l’équipe sanitaria. L’educazione del genitore/carergiver e del bambino (in base all’età) dovrà comprendere l’addestramento dell’impiego corretto degli inalatori e la buona aderenza alle terapie, il monitoraggio dei sintomi da parte del genitore/caregiver e la definizione di un programma personalizzato. Sarà poi bene, una volta identificati i maggiori fattori di rischio che provocano la comparsa dei sintomi e degli attacchi asmatici nel bambino, provvedere alla loro eliminazione o parziale riduzione, ove possibile. E dunque evitare l’esposizione ad inquinanti ambientali o domestici, allergeni inalanti se il bambino ne risulta sensibilizzato.
Si raccomanda soprattutto di non esporre il bambino a fumo passivo. È bene imparare a riconoscere per tempo un peggioramento dell’asma o l’inizio di una sua crisi (cosiddetto attacco d’asma). I sintomi precoci di riacutizzazione di asma comprendono un aumento dei sibili o del fiato corto, della tosse (specie se durante il sonno), maggiore stanchezza fisica e minore tolleranza all’esercizio, compromissione delle normali attività quotidiane e la scarsa risposta alle terapie abituali. Il bambino asmatico non deve infatti rinunciare a uno stile di vita normale: se si è ben consapevoli della sua condizione e la si sa trattare e per tempo e con cura, il bambino potrà dedicarsi comunque al gioco, allo sport e ad ogni tipo di attività condivisa.
Asma e crescita
Trattandosi di malattia respiratoria cronica, l’asma dovrà essere gestita e trattata anche durante la crescita del bambino ricordando che il rischio di una progressione di patologia sarà tanto più probabile se già durante l’infanzia i sintomi si sono manifestati in forma grave. In ogni caso, in seguito alla corretta diagnosi, si tratta di una condizione che è possibile trattare adeguatamente: non deve dunque dare eccessive preoccupazioni.